Tuesday, November 22, 2011

Rosso Autunno

Uno degli spettacoli più straordinari del pezzo di mondo in cui vivo, il nord della California, è senza dubbio la brillantezza dei suoi colori. In autunno le foglie degli alberi si vestono di colori vibranti, pieni, vivi. Il giallo, l’arancione,il rosso, in tutte le loro tonalità, ricoprono questa terra dove la vita di chi qui lavora invece non conosce stagioni. E così mentre guido lungo le strade affiancate da alberi che profumano di luce e malinconia, i miei occhi si perdono in questi colori. E la mia mente sempre torna ad un episodio accaduto ormai anni fa, quando ancora calcavo le aule dell’università, giovane e appassionata studiosa di letteratura inglese, cercando di capire, e conoscere, ma di fatto già delusa dal mondo accademico e i suoi attori. 

Ero in una piccola aula fuori sede in attesa di sostenere l’ultima parte dell’esame di Letteratura Inglese III, con alcune amiche che avevano sostenuto già diverse volte quell’esame senza successo, i miei libri praticamente intonsi e la mia dispensa fotocopiata davanti a me. Avrei dovuto discutere con la docente di un romanzo in versi, 11.000 versi circa, di Elizabeth Barret Browning che raccontava la vita di Aurora Leigh e le problematiche legate all’essere donna nell’Inghilterra del XIX secolo, e la raccolta di poesie di una poetessa australiana ai tempi appena deceduta, Judith Wright. Non ricordo precisamente quanto e come avessi studiato per l’esame. Mi ricordo però che appena sedutami davanti alla docente, questa mi aveva chiesto come mai avessi fotocopiato la dispensa e alla mia risposta – la libreria era già chiusa per le vacanze di Natale quando ero andata a cercarla - aveva commentato che non avevo speso abbastanza tempo a prepararmi per l’esame se avevo iniziato a studiare durante le vacanze di Natale, e non prima. Aveva probabilmente ragione. L’inizio non era certo stato dei migliori. L’interrogazione era continuata con difficoltà lungo tutta la discussione su Aurora Leigh, per poi diventare impossibile durante la parte su Judith Wright. Mi ricordo bene  la domanda che continuava a rivolgevmi: “Rosso come cosa, signorina? Rosso come cosa?”, riferendosi ad una delle immagine utilizzate dalla poetessa. Io, che non avevo assolutamente idea della risposta, decisi di rifugiarmi nel luogo comune: “Mhm…. Mhm…. Rosso come l’amore!”. Ripensandoci ora mi chiedo come abbia fatto a laurearmi con la lode. “Ma no, signorina! No! No! Rosso come cosa?”, continuava ad incalzarmi. “Mhm… Rosso come la passione!” risposi. Altro luogo comune. Pensavo sinceramente che l’avrei fatta franca. “Ma no, signorina! No, no, assolutamente no! Rosso come il sangue!” Rosso come il sangue. Come avrei mai potuto saperlo? Non avevo neppure aperto quella dispensa fotocopiata!

Oggi, qui, questo oceano di rosso che si illumina sotto il sole riempie i miei occhi e il mio cuore, e per un attimo sono in pace. Per un attimo sono quella che ero, giovane, sprovveduta ma sfrontata, il cassetto ancora pieno di sogni, il passo deciso e la mente sempre impegnata. L’autunno, i suoi colori, la sua luce, sono balsamo che cura l’anima. La mia anima. 

Monday, November 14, 2011

A New Beginning


When I moved to California about one year ago to be with my husband, I left everything behind and just trusted life. I did it out of love. Love for my husband, my family, my job, my friends. Out of love for life. And I did it because I did not have any strong reasons to say: ‘No, I won’t’, and destroy my husband’s ambitions to be a scientist - which, they say, in Italy you cannot be. I thought it might be a good chance for me, too, to do – I am not sure what. But to do, you know, stuff, a new job, anything.

On August 16, 2010 I landed into this foreign land and life with everything I had been packed into a couple of orange suitcases and everything I knew sitting on my left ring finger, a golden wedding band. The next day my husband left for work at 10:00. (he had been living here longer then me – knew everything already) and I found myself home alone, in a place I did not know, nobody I knew around, no car, no bike, nothing in the fridge, and, most of all, nothing to do. Nothing. And this is basically what's been happening for endless days (I was able to fix the fridge part, and the car part, too. I am working on the 'friends' part, also). So I had to invent a new life for myself. Invent it from scratch.

I thought I knew, but I didn’t. I thought I was strong, but I wasn’t. I was frail. I am frail. Yet, this frailty, this faithful companion, has taught me to look, and see, and appreciate, and love again. Hopefully. That’s the reason why this blog - Thank you Frailty - was born. I cannot but marvel at frailty, that open gate which reveals the heart of men and women, their fears, and hopes and tears. Their greatness. This is what look for when I meet strangers. This is what I ask for when I am among those I love. Because I know this gate will lead me exactly there where I need to be: me, finally.