Monday, June 25, 2012

Ma che, Italiani pure voi?

Quante volte mi sono sentita rivolgere questa domanda in questi ultimi due anni! Seguita poi inevitabilmente dalla successiva, "Qui in vacanza?" E noi, "No, viviamo qui." La conversazione che segue poi è più o meno sempre la stessa, "Come mai? E dove state? Ma volete tornare in Italia? Vi piace qui?" E così si diventa quasi immediatamente amici di qualsiasi italiano incontrato per caso. E pensare che fino a poco tempo fa avrei detto qualsiasi cosa di me, tranne di essere "sentitamente" italiana. Addirittura, in occasione dei Mondiali, o degli Europei, ora mi rendo conto, a torto, tifavo più volentieri altre squadre che la mia! Eppure.

Ieri, in macchina verso il quartiere italiano di San Francisco per vedere la partita, pensavo a come sia cambiata la percezione che ho di me; a partire dalle mie radici. Superato lo shock culturale dell'impatto con il nuovo, pian piano ho iniziato a paragonare, tutto quello che vedo, con tutto quello che so. Ed è stato per me inevitabile iniziare a giudicare. Giudicare, non condannare. Mio marito, gli amici, i conoscenti, tutti mi insinuano il dubbio che sia una operazione pericolosa, quella del giudicare. Ma non posso non ammettere che preferisco l'arancione al rosso, e il lavoro di insegnante a quello di interprete. Non posso non dare valore.

Il caffè dove abbiamo visto la partita era pieno di italiani. Il quartiere intero ne era pieno. Dalla strada si poteva capire l'andamento della partita ascoltando le grida. Wow. Un pezzo di casa! Qui nella terra degli uomini liberi e coraggiosi - the Land of the Free and the Home the Brave - come si definiscono gli americani, a volte mi chiedo come potrei definire la mia di terra, di casa, di cultura, di gente. Ci sto ancora lavorando. Ma sono italiana, sì, sono "sentitamente" italiana!